Lettera n. 916

Mittente
Fortini, Franco
Destinatario
Einaudi, Giulio
Data
23 dicembre 1979
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
[Torino]
Lingua
italiano, francese, latino
Incipit
Caro Giulio, passa bene questi giorni. Me ne rimango a Milano, per lavorare e angosciarmi un po'.
Explicit
Comunque sappi che sono a Milano, dunque reperibile. | Grazie del barolo, caro Giulio. Tuo | Franco F.
Regesto
Dopo l'Epifania Ruth va a Londra (dove c'è Livia, che a metà gennaio torna in Germania) e Fortini rimane a Milano a finire l'introduzione a Noventa [cfr. Fortini a Guido Davico Bonino, 25 maggio 1976, #366] e a lavorare per il suo enorme "diario in pubblico" Un giorno o l'altro [cfr. Fortini a Guido Davico Bonino, 18 ottobre 1976, #371]. Faticoso lavoro, che si somma alla fatica dell'andirivieni senese. Per ottobre chiederà un congedo, e vorrebbe trovare un posto in un'università a non più di due ore da Milano. Fortini non mette in dubbio che il recupero post-sessantottesco della casa editrice sia stato magistrale, ma quello che lo ha reso possibile è stato il senso dell'emergenza "antifascista" del periodo delle "trame nere" 1969-1974. La casa editrice è ora paralizzata dalle resistenze a capire a fondo gli avvenimenti nel mondo dal 1960 alla fine della guerra del Vietnam, e in Italia dal 1962 (Piazza Statuto) al 1974 (bombe fasciste o governative dell'Italicus) [cfr. Fortini a Einaudi, 6 febbraio 1980, #456]. Finché si accetta l'interpretazione ufficiale del Pci (e i suoi reuperi dopo il 1976, ormai franati) degli avvenimenti successivi al '68 – interpretazione che, per motivi di contingenza politica, cambierà solo con il ritmo, almeno venticinquennale, degli studi storici autorizzati; cfr. Boffa e simili considerazioni –, nessuna revisione critica del pensiero (anche marxista) può svilupparsi, se non dando ragione a tutti i Colletti del mondo. Questo ritardo è come quello che per quasi 20 anni bloccò un'interpretazione spregiudicata del fascismo, e che continua a ostacolare (caso Pintor) un'analisi di classe dell'antifascismo. Ognuno (caso Rosselli) commemora i suoi. In altre parole, se si rinuncia a scrivere su quanto esorbita dai valori ben quotati della conservazione eterna (rappresentati da menti di prim'ordine, che in una precedente lettera Fortini aveva chiamato "liquidatori" [cfr. Fortini a Giulio Einaudi, 1 agosto 1979, #451]), la fisionomia Einaudi è destinata a congelarsi e a diventare una madre nobile. Non che altre case editrici facciano di meglio, ma, non avendo problemi di linea politico-storiografica, sono più agili nell'afferrare le tendenze volanti. Zanichelli pubblica la sociobiologia di Wilson, l'ermeneutica «erutta» un po' ovunque, e, per quanto riguarda la sociologia (Fortini sta leggendo il Bordieu interessantissimo di cui ha parlato Gallino), non sarebbe male avere un programma meglio definito. Manca un testo come quello di Asor Rosa, ma che racconti la storia della "classe dei colti" 1945-1980, senza avere come termine ante quem, in funzione ermeneutica del passato, il compromesso storico, la tecnocrazia o l'abbraccio tra Pecchioli e Della Chiesa. Non c'è sconfitta politica dell'estremismo che risparmi alla cultura dominante un'analisi di questo tipo, che riguarda il rapporto tra il dire e il fare nell'ambito delle attività ideologiche della Sinistra, il gioco delle idee e la reale funzione di "frazione dominata della classe dominante" (Bordieu). Analisi storiche di questo tipo, con la loro "ineleganza" e "volgarità", sono assenti dal catalogo Einaudi per quanto riguarda l'Italia (per altri paesi, come l'URSS sono invece disponibilissime). Una siffatta ricerca era stata prospettata da una generazione di giovani degli anni Sessanta, e recentemente è stata riproposta dalla prefazione di Lanaro, di cui Fortini aveva parlato nella riunione di mercoledì 12, scatenando la reazione di Castronovo, che non tardò ad «azzannare» Lanaro su «Repubblica». Probabilmente l'argomento sarà affrontato nel volume degli Annali su Intellettuali e potere. Ma, prima del "si stampi", ci si deve aspettare che da un ciclo inattingibile calino misteriosi panierini, tipo La camera gurgandina? Non si può affidare l'interpretazione del passato prossimo solo all'inchiesta o al documento del tipo di quelli proposti meritoriamente da Stajano. Il plesso intellettuali-potere economico e politico ha raggiunto una complessità incomparabile con quella del ventennio 1950-1970, e comprendere quello che è accaduto all'organizzazione della cultura nell'ultimo decennio è indispensabile per formulare prospettive di lavoro futuro. Un punto nevralgico è l'informazione critica sulla condizione reale della scuola e dell'università [cfr. Fortini a Giulio Einaudi, 11 settembre 1979, #452], che è eminente consumatrice e rifornitrice della "immagine” einaudiana. Non basta la statistica dei titoli adottati, ma è necessario uno scambio d'informazioni su ricerche, tesi, pubblicazioni, riviste, convegni, sbocchi professionali ecc. di un decennio di vita delle Facoltà; e promuovere (Gallino? Vivante? Castronovo?) un incrocio di quei dati con quelli delle comunicazioni di massa, della ricerca industriale, delle ideologie partitiche, dell'editoria, ecc. Fortini sta parlando di quello che non sa, ma dove parlare di corda, diceva Enzensberger, se non in casa dell'impiccato? Fortini ha sempre pensato, contro l'opinione di Leopardi, che si debbano oltrepassare i confini del proprio sapere e mostrare la propria ignoranza, se si vuol sperare di diminuirla. Il volume di autori nuovi di poesia [cfr. Fortini a Einaudi, 18 gennaio 1978, #449] sarà consegnato entro gennaio perché esca in primavera [cfr. Eileen Romano a Fortini, 7 gennaio 1980, #950; Fortini a Einaudi, 27 gennaio 1980, #454]. Nulla di straordinario né di sensazionale né di omogenea “tendenza”: meglio così. Fortini prega di non lasciar cadere l'argomento “teoria e storia della traduzione”, ma di prendere in considerazione le proposte da lui presentate [cfr. Fortini a Giulio Einaudi, 6 febbraio 1980, #456; Fortini a Carlo Carena, 2 luglio 1980, #263]. Fortini dovrebbe essere a Torino mercoledì 23 gennaio (la settimana prima è a Siena).
Nomi citati
  • Leiser, Ruth
  • Fortini, Livia
  • Ca' Zorzi, Giacomo
  • Pintor, Giaime
  • Wilson, Edward Osborne
  • Gallino, Luciano
  • Rosselli, Carlo
  • Rosselli, Nello
  • Boffa, Giuseppe
  • Colletti, Lucio
  • Castronovo, Valerio
  • Lanaro, Silvio
  • Asor Rosa, Alberto
  • Pecchioli, Ugo
  • Dalla Chiesa, Alberto
  • Sinigaglia, Sandro
  • Stajano, Corrado
  • Vivante, Cesare
  • Enzensberger, Hans Magnus
  • Leopardi, Giacomo
Testimoni
  • Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»)
    942-944