Lettera n. 911

Mittente
Fortini, Franco
Destinatario
Einaudi, Giulio
Data
11 settembre 1979
Luogo di partenza
Ameglia
Luogo di arrivo
[Torino]
Lingua
italiano, latino, inglese
Incipit
Caro Giulio, torno da una gita di dieci giorni in Puglia e un biglietto di Agnese mi dice della disavventura della tua valigia e della mia lettera.
Explicit
Se credi utile parlami a parte, il tempo c'è. Tuo | Franco Fortini
Regesto
Al ritorno da una gita di 10 giorni in Puglia, Fortini apprende da un biglietto di Agnese [Incisa] della disavventura della valigia di Einaudi e della sua lettera [cfr. Fortini a Giulio Einaudi, 1 agosto 1978, #451]. Perciò ne spedisce una copia poco leggibile. Sono argomenti da assumere con il dovuto distacco, perché ancora troppo legati alla contingenza. Fortini dovrebbe conoscere la situazione editoriale generale per non avanzare proposte, come quelle contenute verso la fine della lettera, che siano soltanto di ordinaria amministrazione. Come cambierà l'atteggiamento delle élites e del pubblico verso il libro, nell'arco di cinque anni? Fortini continua a credere che la chiave sia nella riforma della scuola e dell'università. Ad esempio, si potrebbe ipotizzare, nella scuola e nel costume medio-borghese, un aumento degli atti di scrittura (cfr. le recenti proposte per l'esame di maturità di Valitutti), secondo lo stile angloamericano e tedesco. Ne deriverebbe che fenomeni grotteschi come la moltiplicazione delle scritture poetiche si evolverebbero verso una moltiplicazione, invece, delle scritture in genere, non necesariamente a stampa (diari, autobiografie, pamphlet, ecc.). Considerato ciò, Einaudi dovrebbe accentuare la separazione tra livello tecnico-scientifico alto e scritture di maggiore comunicabilità; separazione che inizia a non essere più avvertibile tra "Nuovo Polit.[ecnico]", "Pbe" e la serie maggiore con il quadrato blu, di cui Fortini non ricorda il nome ["Einaudi paperbacks"]. In altre parole, Einaudi dovrebbe adattarsi al tendenziale avvicinamento tra pubblico che studia e pubblico che scrive e partecipa intellettualmente. Questo avvicinamento avviene a livello di testi fluidi e interrogativi (non specialistici, né leggeri o d'attualità), che implicano questioni di scrittura. Un esempio positivo è il libro di Zeri, ma in "Nuovo Polit.[ecnico]" ci sono altri ottimi esempi, guardati con indifferenza dallo sprezzante mondo accademico. La via da seguire è quella di conferire ai testi introduttivi un carattere di maggiore utilità pratica per il lettore, con proposte di controversia, ecc. (è la vecchia «pedagogia universalis perpetua» di Fortini). Un modello valido è rappresentato dalle introduzioni di Strada, ancora stilisticamente troppo sostenute [cfr. Italo Calvino a Fortini, 26 gennaio 1972, #244]. L'idea di rivolgersi a un lettore che scrive e non solo a uno che legge può essere alla base di pubblicazioni su "Come si scrive" (non solo "come si scrive una tesi di laurea") accanto ai vari "Come si legge". Da quest'ultimo punto di vista, Fortini amplificherebbe il principio cui si ispira il Baudelaire che ha in lavorazione (un repertorio critico sul reale funzionamento dei corsi universitari in alcune discipline; studi sui cataloghi editoriali; studi sui manuali della scuola secondaria, ecc.). I "come si legge" da «Strumenti critici» sono mortali, ma se se ne occupasse Calvino sarebbe un successo. Fortini lavora alla lunga prefazione a Noventa, cui tiene molto [cfr. Fortini a Guido Davico Bonino, 25 maggio 1976, #366]. Dovrebbe essere a Torino mercoledì 19.
Nomi citati
  • Incisa, Agnese
  • Valitutti, Salvatore
  • Zeri, Federico
  • Strada, Vittorio
  • Eco Umberto
  • Baudelaire, Charles
  • Calvino, Italo
  • Ca' Zorzi, Giacomo
Testimoni
  • Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»)
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