Lettera n. 770

Mittente
Fortini, Franco
Destinatario
Forti, Marco
Data
11 giugno 1972
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
[Milano]
Lingua
italiano, francese
Incipit
Caro Marco, pensavo che ti sarebbe seccata, la mia lettera, ma non a questo punto.
Explicit
Preferisco sentirmi dire cretino, debole, pauroso, incostante. | Tuo | Franco F.
Regesto
Fortini non pensava che la sua lettera avrebbe seccato Forti al punto da rifiutarsi di andare a trovarlo [cfr. Fortini a Forti, 9 giugno 1972, #1018; Forti a Fortini, 9 giugno 1972, #1017]. Vero che Fortini si era interessato all'Almanacco e si era lamentato per l'omissione dalle letture (ma ora, di Masini in Cantini, spera di guadagnarsi la stima di Forti). Le sue motivazioni, lungi da villania e mancanza di rispetto per il lavoro altrui, riguardano, da un lato, una perplessità di contingenza storica per il mutamento del clima esterno (a Pontiggia e a Vittorio [Sereni] aveva detto che avrebbe preferito pubblicare un libretto che dare un «mazzetto» all'Almanacco); dall'altro lato, dubbi sulla validità delle poesie («alla mia età non trovi nessuno che ti dica, se, per caso, non sono cazzate»). Fortini non dice a voce queste ragioni a Forti, perché, essendo sproporzionatamente più gravi e serie rispetto alla materia leggera, si esporrebbe al suo cinismo. Fortini si è sempre considerato un credente, non un praticante, quanto alla letteratura. Forti fa bene a essere arrabbiato e non volersi più occupare delle cose di Fortini. Se è così permaloso, forse inferisce dalle loro differenze ideologiche che Fortini si attribuisce il possesso di chissà quale passe-partout intellettuale, e che su quello fondi un diritto abusivo all'inciviltà. Il solo fatto di avere dato a Forti questo sospetto lo mortifica. Recidivo, Fortini non chiede generosità, ma gli basta che Forti lo veda per quello che è: un «povero cristo», che a 59 anni si ritrova con «un pugno di mosche in tutti i campi», senza essersi meritato (tra i confrères) nemmeno un amico. Come Fortini gli disse in occasione di un pregresso malinteso, Forti sbaglia del tutto se trova in lui leggerezza, sbadataggine, altezzosità. Non accetta di sentirsi ingiusto: di solito sbaglia per debolezza, vanità, vigliaccheria, incostanza [cfr. Forti a Fortini, 13 giugno 1972, #1020].
Testimoni
  • Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Marco Forti, Marco Forti, Forti, 10/236
    17, 18