Mon cher Lattes, | Ta lettre – qu'est-ce que je dois en dire? Elle m'était un grand cadeau, comme on en reçoit pas souvent,...
Explicit
Je t'envoie mes milleures amitiés et je reste | bien à toi
Regesto
La lettera di Fortini [Fortini a Künzli, 8 novembre 1944, #13] è stata per Künzli un grande dono. Si apprende che Fortini non ha combattuto con altri, ma contro se stesso, e vittoriosamente, perché ha avuto la forza di obbedire alla sua voce interiore. I ricordi dell'esperienza in Val d'Ossola lo aiuteranno a superare le difficoltà future. Il fatto che Fortini non abbia avuto paura di fronte alle pallottole fasciste, ma l'abbia avuta passando in camion su un ponte stretto, dimostra che il fenomeno della paura ha molto meno a che fare con la morte che con le piccole "morti" di ogni giorno: il narcisismo e la paura dell'inconscio. Künzli è grato a Fortini per avere scritto «c'est absolument plus dur de risquer sur l'amour que sur le combat», perché nessuno come chi ha vissuto l'esperienza della lotta ha il diritto di affermarlo. Künzli aveva sempre pensato che fosse così. Dopotutto ogni amore è una lotta, e il combattimento che non sia solo animale è sempre provocato da un amore. Forse non si combatte per un'idea, ma per la vita e la felicità di una comunità. Queste domande esistenziali vanno affrontate. C'è un'intima connessione tra il vero amore e il vero combattimento, che Künzli non conosceva, forse perché non sapeva come amare o combattere. L'amore cristiano non è la lotta più eroica?
Künzli è felice di sapere che Fortini stia studiando le ragioni della Svizzera, che si conosce solo se si conoscono gli abitanti di Zurigo, Ginevra, Berna, del Canton Ticino, di Basilea, del Canton dei Grigioni, il professore universitario e il contadino nella sua vigna. Spera si possano incontrare di nuovo a Zurigo.
Ogni mattina tra le 8 e le 12, Künzli lavora come impiegato dello Z.[entralleitung der Heime und] L.[ager] organizzando centinaia di conferenze per campi e alberghi. Gli piace molto questo lavoro, perché lo distoglie dagli studi filosofici e psicologici calandolo nella realtà. Solo conciliando queste due dimensioni così diverse il lavoro della mente diventa sano e utile. Künzli sente di dovere ancora risolvere i problemi con se stesso, prima di aiutare il prossimo. Ma si è sempre troppo deboli per aiutare se stessi, e si ha sempre bisogno di un altro.
Künzli continua a lavorare, lentamente, alla sua tesi. Ha avuto un'estate turbolenta ed è stanco. Ma inizia a ritrovare una speranza che aveva perso da molto tempo. Il valore più grande è avere amicizie vere e profonde. Ha appena incontrato il dott. Pons, un ragazzo affascinante e un vero cristiano. Spera che si incontreranno un giorno insieme.
Künzli è sicuro che Fortini farà un grande servizio al suo paese, dove vivrà tanto felicemente da compensare l'oscurità dei giorni in campo svizzero. Quasi sicuramente si vedranno in Italia.
Gli presta un libro di Maurois.
Nomi citati
Pons, Vittorio
Maurois, André
Note
Indirizzo del mittente: «Arnold Künzli | Waffenplatzstrasse 48 | Zürich».
Testimoni
Berna, Archivio Svizzero di Letteratura, Arnold Künzli, Arnold Künzli, Corrispondenza, B-2, LAA bis Linder, Scatola 83