Lettera n. 657

Mittente
Fortini, Franco
Destinatario
Calvino, Italo
Data
30 maggio 1964
Luogo di partenza
[Milano]
Luogo di arrivo
[Torino]
Lingua
italiano
Incipit
Caro Calvino, di Pavese non ho (o non ho conservato) proprio nulla.
Explicit
Ma non credo possa servirti. Tuo | Franco Fortini
Regesto
Di Pavese Fortini non ha conservato nulla [cfr. Calvino a Fortini, 13 maggio 1964, #242]. Le pagine più patetiche sono quelle che Fortini gli ha scritto due giorni prima della sua morte [cfr. Fortini a Pavese, 25 agosto 1950, AFF], e che si stava recando a impostare quando ne lesse notizia sul giornale. Vi si coglie con esattezza l'atmosfera di pre-guerra e disperazione di quel momento, ma probabilmente non servono per l'edizione.
Nomi citati
  • Pavese, Cesare
Note

In AFF (scatola XXV, cartella 63, doc. num. arch. 4) si conserva una copia ds di una lettera di Fortini a Calvino datata 15 maggio, che risponde, così come la lettera del 30 maggio, alla lettera di Calvino del 13 maggio (#242). Vi si leggono, però, più particolari sul rapporto tra Fortini e Pavese. Riporto il testo della copia, edita in Calvino-Fortini 1998, p. 107:

«Caro Calvino, godo tu continui mentalmente un dialogo con me. Spero quel mio doppio ti dica quel [che] non posso o non curo più di dirti di persona. E più spero tu abbia qualche difficoltà a rispondergli.
Non ho nessuna lettera di Pavese. Credo mi avesse scritto qualche volta, oltre le comunicazioni burocratiche, ma non trovo nulla. Ti copio invece, per tua curiosità, la lettera che - datata 25, ma suppongo trattarsi di errore mio per 26 o 27 agosto - avevo con me, già chiusa in busta, il mattino del lunedì, quando sul banco di un lattaio di Corso Como, vidi sul giornale la notizia della sua morte; Ruth era ancora a Bocca di Magra. La lettera è piuttosto indicativa del comune stato d'animo. In realtà solo negli ultimi mesi i nostri rapporti se erano fatti più stretti. Lo avevo conosciuto di persona nell'aprile del 1946, a Roma, mentre ero in 'viaggio di nozze'; ci portò la valigia fino al treno.
La conversazione più 'vera' la avemmo dopo lo Strega, quella volta al Biffi scala, quando si presentava l'"Orologio" di C. Levi.
Ciao».

Testimoni
  • Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»)
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