Lettera n. 57

Mittente
Fortini, Franco
Destinatario
Pavese, Cesare
Data
[dopo 10 dicembre 1947]
(Fortini risponde alla lettera di Pavese del 10 dicembre 1947 (#909))
Luogo di partenza
[Ivrea]
Luogo di arrivo
[Torino]
Lingua
italiano
Incipit
Caro Pavese, | le tue lettere hanno un gaio tono sfottente, che, in questo clima di Ivrea, m'è tonico.
Explicit
In cambio, accetterò senza batter ciglio d'esser "piazzato" da qualcuno di voi, lors d'una mia visita prossima a Torino. | Tuo affezionato | Fortini
Regesto
Il «gaio tono sfottente» delle lettere di Pavese è «tonico» nel clima di Ivrea. Fortini non aveva tutti i torti invitando a modificare liberamente Agonìa. I suoi affanni per la presentazione sono i «i dolci affanni - della primiera età», e Pavese dovrebbe comprenderli, se non è «incartapecorito dai successi». Se Giulio [Einaudi] può strillare, è giusto che lo faccia un «autorino» come Fortini. E poi «il mondo è bellissimo quanto più è vario», Fortini e Pavese non sono agli antipodi, e Pavese non prenda il tono da «sergente maggiore». Fortini, invita a non ritenerlo troppo fesso, si aspetta una scenata quando andrà a Torino. Sembra che il contratto d'impiego con la casa editrice del giugno 1946 [cfr. Giulio Einaudi a Fortini, 30 giugno 1946, AFF] non lo autorizzi a inviare più di una lettera ogni tre mesi. Fortini ha scritto un pezzo sul libro di Ginzburg e l'ha spedito all'«Avanti!» [cfr. Giulio Einaudi a Fortini, 25 novembre 1947, #384], ma il pezzo di Del Bo è arrivato prima del suo.
Nomi citati
  • Ginzburg, Natalia
  • Einaudi, Giulio
  • Del Bo, Giuseppe
Testimoni
  • Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»)
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