Caro Pavese, | quando sono venuto a Torino tu eri malato e non ti ho potuto vedere.
Explicit
Si paga, beninteso; e credo bene. Dammi risposta anche si questo. | Tuo | Fortini
Regesto
Quando Fortini è andato a Torino, Pavese era malato. Fortini ha ricevuto i Dialoghi con Leucò, e li giudica «curiosi e piuttosto sorprendenti e lirico-accigliati»; a proposito domanda: «Ma che vuol dire Leucò? Bianco? Leucò o è un pappagallo o è un'abbreviazione romanesca della Leucònoe di Orazio, la mente candida». Invita a stare più attenti con l'invio degli omaggi, perché ha ricevuto i Dialoghi sia da Torino che da Milano, e Henriques in doppia copia da Torino. Fortini e la moglie restituiscono il libro tedesco con parere negativo. Preferirebbero leggere un saggio, un libro storico o filosofico, invece di un romanzo. Fortini sollecita la pubblicazione di Giovanni e le mani e di Éluard, augurandosi che l'immagine in copertina sia meglio di quella del Rilke. Si propone per realizzare la copertina del suo libro, e vorrebbe una presentazione che non sia uno «scarabocchio». Sebbene incontri le riserve di Natalìa [Ginzburg] e di Balbo, non si merita di essere «seppellito nel silenzio generale». Chiede a Pavese un contributo per «Comunità», cui Fortini collabora mensilmente con una o due pagine letterarie.
Nomi citati
Leiser, Ruth
Éluard, Paul
Kreuder, Ernst
Henriques, Robert
Rilke, Rainer Maria
Balbo, Felice
Ginzburg, Natalia
Note
Indirizzo del mittente: «fortini/Uff. Pubblicità/ivrea olivetti».
Testimoni
Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»)