Caro Foa, vorrei tu credessi, se vuoi crederlo, che non ti scrivo oggi solo per sollecitare un pagamento.
Explicit
Abito infatti dai primi del mese in VIA NOVEGNO, n° 1, tel. 410 417. | Credimi, con immutata cordialità, tuo | Franco Fortini
Regesto
Fortini scrive non solo per sollecitare un pagamento [cfr. Giulio Einaudi Editore a Fortini, 16 giugno 1958, #567]. Quando Einaudi gli propose contratti per un libro sulla poesia contemporanea italiana [cfr. Giulio Einaudi a Fortini, 22 ottobre 1957, #562]; per le poesie di Brecht [cfr. Giulio Einaudi Editore a Fortini, 24 luglio 1957, #561]; per i suoi scritti teatrali [cfr. Giulio Einaudi Editore a Fortini, 8 marzo 1958, #564]; per la revisione di Proust [cfr. Paolo Serini a Fortini, 10 febbraio 1958, #981], Fortini propose un pagamento rateale di 150 mila Lire ogni tre mesi [cfr. Fortini a Foà, 10 ottobre 1957, #721]. Da allora, a Fortini è stata pagata solo la traduzione del «Romanzo dei tre soldi» [cfr. Giulio Einaudi Editore a Fortini, 5 aprile 1958, #566], completata quasi un anno prima [cfr. Fortini a Luciano Foà, 22 aprile 1957, #713].
Ma se Fortini ha abbandonato da mesi ogni lavoro per la casa editrice Einaudi [cfr. Fortini a Foà, 7 febbraio 1959, #739], non è solo per questi ritardi e per alcuni problemi personali e famigliari. Si tratta anche della sensazione certa e sgradevole di essere stato come perduto di vista dalla casa editrice. Scrivendone a Foà in passato [22 aprile 1957, cit.], Fortini aveva attribuito questa sensazione a sbadataggine, eccesso di lavoro o pigrizia. Infatti, Giulio [Einaudi] e Foà sono estremamente cortesi con lui nei loro rari incontri. Fortini pensava che certe sue qualità professionali, non limitate ai suoi scritti, lo rendessero una specie di “consulente esterno”, un «lettore à demi-solde o sans solde» con cui intrattenere rapporti non solo formali. Così non è più da molto tempo, ma da questa illusione di «cameratismo o amicizia» dipese la forma perentoria e "rozza" con cui chiese «o più soldi o più buona educazione».
In realtà, le omissioni da parte della casa editrice negli ultimi due anni (il mancato adempimento di impegni presi, l'assenza di scuse per altre piccole questioni) sono indice di fastidio e indifferenza, se non di un motivato giudizio (letterario, culturale o politico) nei suoi confronti e del venir meno delle manifestazioni esterne di una stima su cui Fortini contava presso Einaudi più che presso altri editori. Venuti a mancare anche gli incentivi più modesti (non solo la tempestività degli assegni, ma anche la pubblicità e degni servizi-stampa), Fortini ora rilutta a terminare il libro sulla poesia italiana contemporanea (tanto più che i lettori di Einaudi gli sono benevoli solo in quanto indifferenti) e le traduzioni da Brecht (che non riceverebbero compenso di denaro o di attenzione maggiore di quanto non ne ebbe l'Éluard); e a formulare proposte o progetti, di cui la casa editrice non sente certo la mancanza.
A inizio mese Fortini si è trasferito in via Novegno 1.
Note
Rispetto alla copia spedita e firmata conservata in AE, la copia trattenuta conservata in AFF consiste di una sola carta invece di due (testo interrotto), ed è priva di interventi aut.
Testimoni
Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»)
361, 362
Siena, Centro Studi Franco Fortini, Franco Fortini, Franco Fortini, Corrispondenza, scatola XXVI, cartella 89, Franco Fortini a Luciano Foà