Lettera n. 323

Mittente
Fortini, Franco
Destinatario
Foà, Luciano
Data
3 settembre 1957
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
[Torino]
Lingua
italiano, francese
Incipit
Caro Foa, ritornato a Milano trovo, insieme ai due volumetti brechtiani, il contratto per la traduzione.
Explicit
..., che quelli altrui – i miei, voglio dire – possono essergli, per la sua salvezza, umanamente risparmiati… | Credimi tuo affezionato | Franco Fortini
Regesto
Ritornato a Milano, Fortini ha trovato, insieme a due volumetti brechtiani, un contratto di due anni per la traduzione di una scelta di poesie di Brecht [cfr. Giulio Einaudi Editore a Fortini, 24 luglio 1957, #561]. Non l'ha ancora firmato, perché ne hanno parlato poco e perché la lirica brechtiana è incredibilmente dispersa. Propone di associare Ruth e di aggiungere un'appendice sulla fortuna musicale dei testi, con partiture (per questo pensa a Leydi). Chiede se l'edizione avrebbe il testo a fronte come l'Éluard (500 pagine in tutto, con prefazione e note?) e prega di non spargere la voce. Gli servirebbe il numero recente di una grossa rivista di Berlino Est dedicata a Brecht, con inediti poetici. Altre cinque questioni: 1) ha visto La strada di Swann Mondadori e suppone che seguirà il resto. Lo avvertano prima di ristampare la sua Albertine senza le dovute modifiche sulla base dell'edizione Pléiade, che reca, soprattutto per gli ultimi volumi, notevoli varianti (tra l'altro, il titolo La fugitive) [cfr. Fortini a Foà, 5 giugno 1957, #746; Fortini a Foà, prima del 10 giugno 1954, #684]. 2) al massimo entro 10 giorni terminerà la traduzione del Romanzo dei 4 soldi, che andrà opportunamente lanciato, perché può essere un vero successo. Dopo avervi lavorato quasi un anno, Fortini desidera avere subito la prima metà del compenso (150 mila Lire). 3) il famoso premio Fiumi (un milione) per traduzione e critica di moderna poesia francese l'anno successivo andrà a un italiano e potrebbe ottenerlo Risi con il suo Jouve prefato da Ungaretti. Fortini chiede di mandare in tempo la sua antologia di Éluard («Alertez la veuve Éluard»). 4) da alcuni anni lavora, senza contratto, a un libro sulla moderna poesia italiana [cfr. Renato Solmi a Fortini, 28 maggio 1953, AFF; Fortini a Foà, 30 marzo 1954, #697; Fortini a Solmi, 14 giugno 1955, #986]. Terminati i capitoli su Ungaretti, Montale, Saba, Luzi, Sereni, Noventa, non ha intenzione di analizzare il resto, ma solo i raccordi, più un lungo capitolo sui poeti dell'ultimo decennio e recentissimi, oltre a letture puntuali di singole liriche, per farne una «(personale) antologia». Domanda se la casa editrice sia interessata a fargli un contratto, con consegna possibile in aprile. A fine mese esce da Feltrinelli «“Dieci inverni”, 1946-1956, contributo a un discorso socialista», con articoli e scritti cultural-politici. Non l'ha proposto a Einaudi, perché l'avrebbe fatto attendere almeno un anno, e perché le tesi politiche chiedono «per antifrasi» di comparire presso Feltrinelli. 5) il servizio stampa non si dimentichi di Fortini: fa poche recensioni, ma dei libri che riceve fa il «miele (o aceto)», e in questo senso li “restituisce”. Spera che Giulio [Einaudi], Bollati e gli altri gli abbiano perdonato una delle sue «solite impennate». da parte sua, Fortini stenta a perdonare a Calvino di avere dimenticato che «nella stiva del suo galeone, o penduli dal pennone o legati alla polena, ci son pur dei cadaveri». Ma è meglio non dirglielo: deve essere tanto infastidito dai vizi propri, che quelli di Fortini possono essergli, per la sua salvezza, umanamente risparmiati.
Testimoni
  • Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»)
    331-333