- Mittente
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Fortini, Franco
- Destinatario
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Ceresa, Alice
- Data
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11 aprile 1951
- Luogo di partenza
- Milano
- Luogo di arrivo
- Roma
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Cara Ceresa, ti rispondo subito dopo aver letto il tuo racconto, anche se l'ho letto in fretta,...
- Explicit
- Ciao e grazie di esserti ricordata di me. | Franco Fortini
- Regesto
- Il racconto di Ceresa non incontra il gusto di Fortini. Di positivo, un un lirismo da poema in prosa molto intenso (soprattutto nella prima pagina e nel finale), che testimonia una grande maturità linguistica, visibile anche nella ricchissima aggettivazione (che può destare sospetti di estetismo). Ma questa presenza lirica, questa cupa eccitazione ritmica non rende un buon servizio alla «réalité rugueuse», alla storia tragica della ragazza. Una scrittura così tesa regge solo a condizione di porsi come poema in prosa, o di alternarsi con pause più narrative, obbiettivate (si veda, ad esempio, Thomas Wolfe, Angelo, guarda il passato).
Fortini lavora alla Olivetti, scrive saggi e recensioni su «Comunità», «Il Ponte», ecc.; ha tradotto un volume di Gide, Albertine disparue di Proust, due drammi di Brecht con sua moglie, un libro di S.[imon] Weil. Ha allestito un libretto di versi che non sa quando uscirà, e progetta di tradurre tutto Villon [cfr. Ginzburg a Fortini, 24 febbraio 1951, #819]. Su «Botteghe Oscure» usciranno sue poesie. Durante tutto l'inverno ha assistito la moglie, gravissimamente ammalata per tre mesi. Si vede invecchiato e non è soddisfatto di sé. Costretto a scegliere con una pistola puntata addosso, sceglie i russi. Vede poche persone, è sempre iscritto al P. S. I. Riceverà con piacere scritti di Ceresa, e li commenterà con la stessa franchezza di questa lettera.
- Testimoni
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Berna, Archivio Svizzero di Letteratura, Alice Ceresa, Alice Ceresa, Corrispondenza, B-2-FOR
lettera n. 2