Lettera n. 1083

Mittente
Mucchi, Gabriele
Destinatario
Fortini, Franco
Data
28 maggio 1989
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
[Milano]
Lingua
italiano
Incipit
Caro Franco, ti ho incontrato con piacere, l'altra sera.
Explicit
Il libro l'avevo già promesso a Ruth e lo riceverete appena sarà pronto. | Un abbraccio a voi | Gabriele
Regesto
Mucchi è contento di avere visto Fortini e Ruth a cena. Condivide pienamente lo scritto di Fortini sul «manifesto» a proposito di Israele e Palestina, ma ora gli scrive a proposito del suo Che cosa c'è al di là del postmoderno sul «Corriere». Gli è interessato moltissimo sin dall'inizio con Brecht. Mucchi aveva fatto mandare a Fortini copia delle sue traduzioni Garzanti, su cui aveva scritto una dedica da "fratello minore". Mucchi non ha mai smesso di sostenere il realismo, mentre molti altri che lo sostenevano al tempo delle battaglie per il realismo oggi lo rinnegano per seguire il mercato. Ma il realismo non è una moda e non invecchia. Invecchiano le molte correnti pittoriche, letterarie, poetiche moderne o postmoderne. Passando a quello che dice Fortini, il termine "moderno" non ha valore qualificante ma solo temporale. Ora è subentrata un'altra parola tremenda: "postmoderno" (usata per la prima volta, pare, dall'architetto Jeneks nel 1977). Ma se "postmoderno" assume un valore qualificante in quanto tende a indicare il superamento del cosiddetto "movimento moderno" nel quale si riconosceva l'architettura razionalista negli anni Venti-Trenta, l'architettura razionalista dovrebbe ora aver lasciato il posto a trovate architettoniche postmoderne (come la facciata che illustra l'articolo di Fortini, che sembra un giocattolo): pure forme senza validi contenuti, formalismo irrazionale, moda, "gusto", decorativismo baroccheggiante. Invece, il realismo in pittura e il razionalismo in architettura esprimono contenuti validi, principi filosofici, etici, sociali riguardanti l'essenza umana e non solo estetici. Su quali principi è fondato il postmoderno? Qual è la «formula» e qual è la «categoria» di cui scrive Fortini quando dice «il postmoderno è sempre meno una formula passeggera e sempre più una categoria duratura»? Mucchi vede il postmoderno come un recipiente contenente le «effimere variazioni» del formalismo moderno, alcune delle quali citate da Fortini: manierismo poetico (purtroppo non effimero), pop-art, iperrealismo, antifunzionalismo in architettura, ecc. Mucchi vede la storia dell'arte come un diagramma di questo genere: graffiti nelle caverne; realismo greco e romano; poi Giotto, Caravaggio, Masaccio, realismo, Goya, Baudelaire, Cèzanne, realismo tedesco, Dix, Hofer, Gross, cubismo (quanto è durato il cubismo?), arte astratta, pop-art, mercato dell'arte, Brecht, realismo. Il realismo esiste da quando esiste l'uomo, mentre ad esempio la pop-art è già sorpassata. La rivista di architettura «Parametro» ha intitolato un numero dedicato a Mucchi Realtà e ragione, e il Gianni Vattimo citato da Fortini difende il postmoderno quale «benefica erosione del “principio di realtà” ad opera dei massmedia». Fortini e Mucchi, in quanto poeta e pittore, lottano proprio contro le degradazioni operate dai massmedia, che sono il più potente veicolo di diffusione della mediocrità. Fortini non ha citato l'orribile e spaventosamente cinico L'arte oggi è soprattutto mercato di Bonito Oliva sul «Corriere», nel quale si ammettono come logiche e storiche le tragiche falsificazioni, divisioni, mistificazioni di valori che il mercato esercita sugli artisti nel tempo postmoderno del «tardo-capitalismo». Fortini ha però citato Jameson, che dice che «il postmoderno non è l'esaltazione di un supermarket delle forme e delle culture», ma «la dominante culturale della logica del tardo capitalismo». Ma questa logica è proprio quella del mercato o supermercato. Il mercato d'arte, cominciato a fine dell'Ottocento, ha assunto la capacità di determinare la qualità e il valore dell'opera d'arte per mezzo di una critica d'arte coinvolta e interessata nelle dinamiche del mercato, sottratta (con Jameson citato da Fortini) a una critica solo culturale e moralistica. Fortini nel suo scritto non prende posizione, ma Mucchi, seppure ancora a 90 anni sia entusiasta, ottimista, comunista, comincia a sentirsi sopraffatto dalle falsificazioni di valori che la logica del tardo capitalismo sta producendo nell'arte, corrispondenti alle violenze contro la natura determinate dalla logica del profitto. Fortini dice che «l'età del postmoderno continua a porgere segni e sintomi temibili», ma parla solo di interpretarli e non di denunciarli e combatterli. Mucchi lo invita a prendere posizione, per difendere la pittura e la poesia dalle contaminazioni postmoderne. Per Mucchi il capitalismo è una collaudata macchina, che riesce sempre a superare le contraddizioni della propria essenza disumana, ma è in declino. Invece il socialismo è una macchina ancora imperfetta, continuamente ostacolata dal capitalismo, ma ha davanti a sé l'avvenire. Bobbio è più pessimista, scrive a Mucchi che non ha come lui la «certezza per cui il comunismo, che sta rovinando in una delle più spaventose catastrofi della storia, ha già vinto». Mucchi non sostiene che abbia vinto, ma che vincerà, perché ha una ideologia giovane che vive in paesi giovani, mentre il capitalismo è vecchio, senza ideali e vive in paesi vecchi. Mucchi unisce un suo scritto pubblicato per ora in tedesco per la mostra dei 90 anni a Berlino Ovest. Vi si leggono le sue convinzioni sul realismo in pittura e sul razionalismo in architettura e anche su di sé e sulle sue vicende.
Testimoni
  • Milano, Centro Archivi della Parola, dell'Immagine e della Comunicazione Editoriale, Gabriele Mucchi, Gabriele Mucchi, serie «Corrispondenza», fascicolo «FORTINI FRANCO | b. 4 UA 27»