Franco Fortini è stato tra i più importanti intellettuali italiani ed europei del Ventesimo secolo. Poeta, scrittore, saggista, traduttore, polemista animato da un lucido impegno politico, Fortini ha praticato numerosi generi letterari ed è entrato in relazione con i più significativi esponenti della cultura contemporanea. Lo studio coordinato dell’epistolario e degli scritti critici conferma e precisa questo profilo, rendendo ancor più evidente la necessità di fornire sia agli esperti, sia al pubblico più ampio di lettori e studenti, gli strumenti per conoscere la piena portata dell’attività culturale fortiniana.
Franco Lattes (il cognome paterno, di origine ebraica, verrà più tardi sostituito da quello della madre Emma Fortini del Giglio) nasce il 10 settembre del 1917 a Firenze. Comincia a interessarsi molto giovane alla letteratura e nel ’35 esordisce pubblicando su rivista testi in prosa e in poesia. Nello stesso anno si iscrive alla Facoltà di Legge, sulle orme del padre, avvocato antifascista. Sono anche gli anni in cui Fortini si avvicina agli ambienti del protestantesimo fiorentino (attraverso l’amico Giorgio Spini), che incide sulla sua scoperta e sul modo di leggere e interpretare autori come Michelstaedter. L’incontro più importante, avvenuto nel 1937, sarà tuttavia quello con Giacomo Noventa, che indicherà al giovane Fortini un’alternativa alla poetica di autori come Montale e Ungaretti e soprattutto contribuirà a una presa di distanza dall’ermetismo, che proprio a Firenze aveva il suo centro di irradiazione (anche per questo, la città natale sarà chiamata «nemica» da Fortini). Laureatosi in Legge, dopo essere stato espulso dalle organizzazioni fasciste universitarie e allontanato dall’insegnamento scolastico a causa delle leggi razziali, si iscrive a Lettere, laureandosi nel 1940 in Storia dell’arte, con una tesi su Rosso Fiorentino.
Viene chiamato alle armi nel luglio del ’41; due anni dopo, in seguito alla caduta di Mussolini e all’armistizio dell’8 settembre ’43, cerca di rientrare a Firenze da Milano, per poi decidere di riparare in Svizzera. Sono gli anni e le esperienze di cui darà conto in La guerra a Milano e Sere in Valdossola. Nella Confederazione, e in particolare nel Cantone di Zurigo dove viene trasferito, Fortini attraversa una nuova e intensa fase della sua formazione culturale, anche grazie all’incontro con altri intellettuali come Cesare Cases e Jean Starobinski. Sempre in Svizzera, nel ’44, conosce la futura moglie, Ruth Leiser, che sposerà due anni dopo.
Rientrato in Italia nel maggio del ’45, comincia a collaborare con la sede milanese di Einaudi, lavorando per il «Politecnico» di Vittorini. È lo stesso Einaudi a pubblicargli nel 1946 il suo primo libro di poesie, Foglio di via. L’anno dopo, Fortini comincia a frequentare la località di Bocca di Magra, ritrovo estivo di molti intellettuali e scrittori italiani, che sarà rappresentato da Vittorio Sereni nel poemetto Un posto di vacanza (di cui Fortini è un ‘personaggio’ essenziale). Nello stesso anno viene assunto alla Olivetti di Ivrea, dove si trasferisce per qualche tempo, con incarichi dapprima legati alla biblioteca e alle pubblicazioni dell’azienda, e poi al settore pubblicità.
Tra la fine degli anni Quaranta e i Cinquanta – la stagione caratterizzata dall’esaurimento delle prospettive generate dalla fine del regime e dalla Resistenza, l’epoca della Guerra fredda e dei «dieci inverni» (come la definirà nel titolo di una sua raccolta di scritti del ’57, pubblicata poco prima della sua uscita dal Partito Socialista) – Fortini si dedica per lo più al giornalismo e alla traduzione e partecipa a viaggi e convegni all’estero (Germania, Francia, Inghilterra, Urss, Cina). Nel frattempo, escono altre sue opere poetiche: Una facile allegoria (1954), I destini generali (1956), Sestina a Firenze (1957), Poesia ed errore (1959).
Sul piano famigliare, gli anni Sessanta si aprono con l’adozione della figlia Livia (1961) e con la morte, nel ’62, del padre Dino. Nello stesso anno nasce la rivista «Quaderni piacentini», fondata da Piergiorgio Bellocchio, a cui Fortini collabora. A questa esperienza si affianca quella dei torinesi «Quaderni rossi», dove Fortini trova in Renato Panzieri un interlocutore privilegiato. Nel ’63, interrotta la consulenza editoriale per Einaudi e il rapporto con la Olivetti, Fortini comincia a insegnare a scuola. In quell’anno esce la raccolta Una volta per sempre, che riceve ampia attenzione da parte della critica. Dalla metà degli anni Sessanta in avanti si susseguono alcune delle opere più importanti di Fortini: la raccolta di saggi Verifica dei poteri e l’antologia Profezie e realtà del nostro secolo (entrambe nel 1965), L’ospite ingrato (1966), la nuova edizione di Foglio di via (1967) e quella di Poesia ed errore (di fatto un nuovo libro, che esce nel ’69 con il titolo lievemente modificato in Poesia e errore).
Negli anni Settanta, inaugurati dalla traduzione del Faust per i «Meridiani» Mondadori (1970), vedranno la luce le poesie di Questo muro (1973), l’ «Oscar» delle Poesie scelte a cura di Pier Vincenzo Mengaldo, i Saggi italiani (questi ultimi due libri escono entrambi nel ’74), I poeti del Novecento (1977) e la raccolta dei suoi primi quattro libri di poesia, con il titolo Una volta per sempre. Poesie 1938-1973 (1978). All’inizio degli anni Ottanta riprende a scrivere per il «Corriere della Sera» (oltre che per «il manifesto», «L’Espresso» e più tardi anche «Il Sole 24 Ore») e pubblica una raccolta delle sue traduzioni: Il ladro di ciliege e altre versioni di poesia (1982). Nel 1984 escono il suo quinto libro di poesia, Paesaggio con serpente, che ottiene il Premio Montale-Guggenheim, e Insistenze. Cinquanta scritti 1976-1984; nell’85 L’ospite ingrato primo e secondo (che raddoppia il libro del ’66); nell’87 la raccolta dei Nuovi saggi italiani. Tra la fine del decennio e l’inizio degli anni Novanta, mentre escono traduzioni dei suoi versi in francese e inglese, Fortini viaggia spesso fuori d’Italia: sempre nell’87 è ad Harvard, dove tiene una lezione; nel 1992 sarà a Toronto, Dublino, Vienna, Cracovia. Nel ’93 pubblica Attraverso Pasolini; nel febbraio del 1994 esce il suo ultimo libro di poesia pubblicato in vita, Composita solvantur. Nel giugno dello stesso anno, Fortini viene ricoverato di urgenza e operato; muore il 28 novembre, a Milano.
Le carte e i libri, donati da Fortini all’Università di Siena, sono lì conservati presso la Biblioteca di Area umanistica, dove hanno sede l’Archivio e il Centro interdipartimentale che gli è stato intitolato. La maggior parte delle sue opere, oggetto costante di studi e edizioni (di recente favoriti anche dal centenario della nascita, caduto nel 2017), è raccolta in due volumi di Mondadori a cura di Luca Lenzini: Saggi ed epigrammi, nella collana dei «Meridiani» (2001), e Tutte le poesie, negli «Oscar» (2014).